Il padre Dionisio Bussotti dei Servi di Maria fu un apprezzato letterato e teologo.
Non è noto dove e quando nacque e quale fu il nome di battesimo di suo padre: il Roschini scrive il 1585 e altri lo dicono parente del banchiere fiorentino Bartolomeo Bussotti tesoriere generale di Pio V (1566-1572) e zio materno di Alessandro Mazza da Bibbiena vescovo di Fossombrone. Anche l’anno di vestizione come frate non è ricordato dagli studi. Per i più la sua storia ‘ufficiale’ inizia dal 1615 quando si laureò presso l’Università fiorentina e prosegue nel 1623 allorché fu esaminatore provinciale di Toscana e reggente dello studio teologico del convento di Firenze e di altri luoghi. Quindi dal 1628 al 1631 ebbe l’incarico di priore provinciale di Toscana, dal 14 ottobre 1630 quello di insegnante all’Università di Pisa per grazia del granduca e dal 1633 al 1638 di priore generale dell’Ordine. Compì in tale veste una famosa visita dei conventi di Germania riportata dagli Annali. Giunse fino a Praga dove trovò una chiesa intitolata alla SS. Annunziata che era stata incendiata un secolo prima dagli eretici hussiti e che conservava nel pavimento un antichissimo sepolcro con lo stemma dei Servi di Maria.
Gli ultimi decenni della sua vita lo videro vescovo della diocesi Sansepolcro (aprile 1638), città dove morì il 24 ottobre 1654.
Qualche anno prima, nel 1650 il padre Bussotti aveva avuto l’autorizzazione da Innocenzo X a disporre per testamento delle sue cose. Nelle ultime volontà, redatte il 20 novembre 1653 dal notaio Virginio Colombani, volle donare gran copia di libri alla biblioteca della SS. Annunziata.
Colombani da parte sua era una vecchia conoscenza del santuario perché aveva rogato nel dicembre 1630 la concessione della cappella di San Rocco alla famiglia Palli (oggi dell’Organo nella navata di sinistra entrando in basilica) ed era stato attuario (scritturale) del convento almeno dal 1640 al 1642.
Padre Bussotti, appassionato di libri, della cultura e della salute del corpo e dell’anima, scrisse o collaborò a una Vita del beato Filippo Benizi nobil fiorentino..., dedicata a Urbano VIII (1626) e la Prolusio ad gymnasticæ theologiæ vindicias (Prolusione alle rivendicazioni della teologia della ginnastica, 1631). Fece anche pubblicare il De peste di fra Iacopo Soldi nel 1630, in prospettiva di una prossima manifestazione del morbo in Italia. Né si risparmiò assieme ad altri padri durante il contagio e la quarantena del 1631 a Firenze impegnandosi nella zona di competenza (via della Crocetta) e qui recitando, come i confratelli, “messe per le strade”, orazioni, il rosario e le litanie della B. Vergine per consolare spiritualmente i cittadini rinchiusi in casa.
Diventato vescovo vide pubblicati i suoi Esercizi spirituali per gli agonizzanti a utilità dei parroci e per chi assisteva i moribondi (Loreto, 1643).
Il padre Bussotti de le rive de l'Arno eccelsa pianta, / I cui pregi ammirò l'Austriaco Augusto (Encomi eroici di Vincenzo Zito, Napoli 1638) dimostrò un vivissimo affetto per la madre, Maddalena Chiarini, tanto da volerle assicurare nella vedovanza una casa quieta e sicura a Firenze.
Così le cronache della SS. Annunziata del novembre 1640:
“Ricordo come madonna Maddalena Bussotti madre dell'illustrissimo e reverendissimo vescovo di Borgo San Sepolcro, havendo riceuto a livello, durante sua vita e di cinque altre donne sue compagne, la nostra casa posta su la piazza di S. Marco posseduta dallo eccellente pittore Empoli [Iacopo Chimenti, † 1640] per doppo la morte di esso, sin sotto l'anno 1636 d'ottobre, essendo passato a miglior vita detto pittore il corrente anno, detta Maddalena entrò in possesso di detta casa pagando il padre sindaco scudi 20 d'entratura, e con doverne pagare altrettanti annualmente …”.
Si trattava, come appare, di una casa-ospizio ‘ufficiosa’ per donne laiche devote. È citata due anni dopo nello stesso registro, a sempre proposito di Maddalena:
“Ricordo come si concesse alla madre dell'illustrissimo e reverendissimo monsignor Bussotti vescovo di Borgo di potere fabricare nella casa che tiene a vita dal nostro convento posta nella piazza di San Marco, però con l'assistenza del padre sindaco pubblico ministro ...”.
La donna morì nel 1646 e il figlio le fece fare la sepoltura in basilica tra la cappella dei Palli e la cappella di Sant’Ignazio. La lapide fu poi spostata nel vestibolo di sagrestia dove ancora si vede.
Il testo recita:
D.O.M./ MAGDALENAE CLARINIAE* BUSSOTTAE/ HONESTATE PRUDENTIA ET RELIGIONE/ SPECTATAE VIDUAE/ QUAE VII IDUS IANUARII AN. MDCXLIV*/ MORTALITATIS CENSUM/ NATURAE OCTOGENARIA SOLVIT/ STRATO CINERES HUMANTUR LAPIDE./ FR. DIONYSIUS BUSSOTTUS SACRAE HUIUS/ AEDIS ALUMNUS SUPREMO SUI ORDINIS/ OLIMREGIMINE FUNCTUS/ CIVITATIS DEINDE SANCTI SEPULCHRI/ EPISCOPUS/ MATRI DILECTISSIMAE/ EODEM ANNO/ POS(UIT).
[...] A Maddalena Chiarini Bussotti rispettata vedova per onestà, prudenza e religione, la quale, ottuagenaria, il 7 gennaio del 1644 pagò il censo dovuto alla mortalità della natura e le cui ceneri sono inumate nel pavimento con la lapide. Fra Dionisio Bussotti alunno di questo sacro edificio, che un tempo conseguì il supremo governo del suo ordine e poi fu vescovo della città di Sansepolcro, alla madre dilettissima pose lo stesso anno.
Confidando nell’esattezza della ‘ottuagenaria’ incisa nella lapide, chi scrive ha fatto una piccola ricerca nelle Fedi di Battesimo dell’Opera del Duomo di Firenze e al 28 ottobre 1564 ha trovato la nascita (il giorno 26) e il battesimo di una Maddalena di Chiaro di Giovanni di Chiaro del popolo di San Gervasio ... che forse fu proprio la madre del priore generale Bussotti.
Paola Ircani Menichini, 2 giugno 2023.
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* Il padre Tonini (Guida, p. 140) e dietro di lui la pagina web relativa de Beni culturali trascrivono, sbagliando, “clarissimae” invece di “Clariniae”, e MDCXLVI invece di MDCXLIV, come chiunque può leggere nella lapide sopra riprodotta.
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